Vincitori della prova #8

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view post Posted on 9/7/2009, 16:08
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Punteggio totale delle case

MOONLIGHT: 112 punti.
SUNSET: 92 punti.
STARDUST: 80 punti.


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CODICE
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Primo Posto

Titolo: Azzurro
Autore: XVIII Exeline
Personaggi: a; b
Racconto:

SPOILER (click to view)

Ci è caduto addosso il cielo


Corsi, corsi senza voltarmi indietro, corsi per fuggire dai miei incubi e inseguire i miei sogni, corsi senza destinazione e senza partenza, corsi piazzando uno alla volta i piedi l'uno davanti all'altro, corsi ed i miei passi si rincorsero verso l'orizzonte; davanti ai miei occhi a volte c'era la luna, bianca e vicina, a volte il sole che mi costringeva ad abbassare la testa; dietro di me quello a cui rinunciavo, il mio futuro, il mio passato, in cambio di un presente in cui sarei potuta esistere davvero.

Eppure ci ha sempre attirati a sé


L'avevo visto ad una fiera, in mezzo alla solita folla senza volto, il suo silenzio imposto sul vociare indistinto che si sentiva molto più forte delle urla felici dei bambini, immobile tra la gente dai movimenti febbrili, lo sguardo rivolto al cielo, una mano in tasca e l'altra a tenere un filo che saliva ben oltre la sua testa e che incatenava al suo destino un unico palloncino gonfio e lucido. Mi ero avvicinata, rapita dal suo sguardo, finché lui non aveva sentito la mia attenzione e si era voltato a guardarmi negli occhi, ed io mi ero persa nei suoi, grandi, del colore del cielo, dell'oceano, delle pareti della mia camera, del nastro che portavo al polso. Lentamente le sue labbra si erano schiuse e il suo sorriso mi aveva travolta come una tempesta, smarrendomi in un mondo che non avevo mai visto, gettata in una realtà di pura gioia che mi spaventava e mi attirava. Ma prima che potessi tornare in me, sorridendo lui si era girato, e presa per la mano una bambina talmente piccola da arrivargli a malapena al ginocchio se n'era andato, come soffiato via dal vento, confondendosi agli altri che non avevano nemmeno lontanamente quello che possedeva lui.

Ci ha dato un nido in cui tornare


Eravamo vicini sotto quel tiglio enorme che dominava tutto il campo di primule, stretti in un abbraccio talmente dolce da ricordarmi il grembo di mia madre, sdraiati tra i fiori, avvolti dal loro profumo e dai nostri sentimenti che germogliavano sempre più forti nei nostri corpi e nei nostri cuori. Un bacio, lento, tenero, innocente, labbra unite in una dolcezza senza confini, le mie mani tra i suoi capelli e le sue ad accarezzarmi il viso. Avevo aperto gli occhi, per un istante, ed ero affondata nei suoi, di quel colore che ormai abbinavo a tutto ciò che era vita e calore, replicati mille volte nelle primule della loro stessa tonalità, mi parve che migliaia dei suoi sguardi mi attraversassero e mi lavassero da tutte le preoccupazioni e i dolori che avevo e che avrei avuto.

Avevamo conquistato tutte le sue stelle


Gli avevo detto che sarebbe andato tutto bene, che ero con lui, che non era ancora venuto il tempo. Ero rimasta sveglia per ore, per giorni, per settimane, fino a perdere la concezione di me stessa; ero dentro di lui, a cercare di alzarlo, di farlo tornare con me. L'avevo seguito come un'ombra da quando era successo fino alla sua camera dell'ospedale, e tutti mi guardavano come fossi matta; ma era impossibile sopportare l'offesa di quelle macchie scarlatte sul suo petto, e quella dei camici verde acqua dei medici e delle infermiere; era un'offesa tremenda al colore dei suoi occhi, così bello e luminoso, splendente e fresco come una cascata; ed io impazzivo nella mia testa perché non potevo vederli, perché le sue palpebre erano chiuse e le sue mani fredde e bianche, perché per quanto lo chiamassi lui non mi rispondeva, non mi sussurrava parole di conforto come faceva ogni volta che ne avevo bisogno.

Poi è caduto tutto, è caduto su di me


Gli occhi iniettati di sangue e le mani graffiate, mi avevano costretto in quel vestito scuro, e io non capivo, mi sembrava così triste andarlo a trovare vestita così, ma gli altri non mi volevano dire perché. Non capivo, tutti piangevano, tra le lacrime qualcuno singhiozzava il suo nome, tutti guardavano verso quella lunga cassa di legno, ma io confusa non capivo, e spaventata mi chiedevo perché lui non fosse con noi. Mi ero rifiutata di credere che lo avevano rinchiuso lì dentro, mi ero rifiutata di versale le lacrime e mi ero tagliata la pelle con le unghie nell'attesa, furente e irata, ma lui non arrivava.

Ma se tu sei il mio cielo...


Ti vedo, sei vicino, ormai. Quanto mi sono allontanata? Quanto dista casa nostra, da qui? Non vedo niente che io possa riconoscere, solo la tua figura in lontananza e la terra rossa sotto i miei piedi. L'orizzonte... l'orizzonte è scuro, si muove, corro pochi altri metri e mi accorgo che è l'oceano, che questa è una scogliera di terra rossa e che tu sei là ad aspettarmi, immobile come la prima volta che ti ho visto. Rallento, mi tiro i capelli dietro l'orecchio, cerco di trattenere la mia felicità, ma già gli angoli della mia bocca si curvano verso l'alto. Sei vestito elegante, ma tu sei sempre così. Tieni gli occhi socchiusi, non so bene perché. Non ci sono più quelle tracce rosse sul tuo corpo, sei pulito e come un fiore risalti su tutto quello che ti circonda, ma rimani sempre mio, il mio narciso del colore del cielo. Quando siamo abbastanza vicini da poterci guardare in viso, mi tendi la mano, ed io non esito; la prendo, la stringo, e in un istante sono tra le tue braccia. Sento qualcosa bagnarmi la fronte, e mi accorgo che sono lacrime. Piangi? Piango anch'io, e mi accorgo che il tuo tocco è più freddo del normale, che sei più leggero e il tuo profumo è sempre più forte. Davanti a noi la scogliera si interrompe e lontano centinaia di metri sta l'oceano, nel suo moto perenne, la luce che si riflette sulle sue onde e ne rende le creste rossastre e luccicanti. Ci teniamo per mano, guardiamo davanti a noi, e capisco. Capisco dove sono, capisco perché siamo vicini.

Io cadrò con te.


Intreccio le mie dita fra le tue, mi sistemo i capelli scompigliati dal vento. Dovrei essere nervosa, lo leggo nel tuo sguardo preoccupato. Invece sono stranamente calma e serena, forse grazie all'aria dolce e fresca, forse alla luce che sembra provenire dalla terra e dal mare anziché dal cielo. I suoni intorno a noi sono musica alle mie orecchie, il tuo respiro una poesia che mi ricorda cose che non ho vissuto. Guardo i tuoi occhi, fissi sull'orizzonte, in attesa. I tuoi capelli corti dai molteplici riflessi dorati. Il profilo del tuo naso, del tuo mento... sembra tutto parte di un quadro vecchio di centinaia d'anni. Poi ti illumini, vedi quello che stavi cercando e cerchi il mio sguardo, incerto. Io ti sorrido. Come potrei non farlo? Ogni tuo gesto per me è una fonte di meraviglia, di stupore, di scoperta. Lanci un'altra occhiata davanti a noi e poi mi prendi il viso tra le mani. Ti lascio fare, abbandono le braccia lungo i fianchi e ti osservo, fiduciosa, mentre ti chini per arrivare al mio viso. Socchiudi gli occhi, io ti imito e sorrido ancora, spontaneamente; sento il tocco della tua fronte sulla mia come ghiaccio e in un istante tutto cambia.
Abbiamo già saltato. Sento l'aria che mi scivola accanto e il sole negli occhi. La mia mano nella tua è un'esplosione; tutto il resto è privo di calore, come cristallo. E' piacevole, penso, mentre la nostra velocità aumenta. Mi sento parte di tutto - è una parola sola, il tuo nome, che mi attraversa la mente e la fa danzare.
E' diventato tutto molto chiaro, il tramonto non c'è più. Solo tu ed io, l'alto ed il basso.
Tocco le onde ed il tuo sguardo mi cattura, nell'ultimo estremo istante in cui io sono ancora io; e vedo luce, luce nei tuoi occhi e tutto intorno a noi; stiamo volando nell'aria e affondiamo nel mare, schegge di diamante celeste. Sussurri il mio nome ed io ti rispondo con il tuo; sarà l'ultima cosa che sentirò, poi nulla.

«Sai una cosa?»
«Dimmi»
«Il cielo ha lo stesso colore dei tuoi occhi»


Azzurro.


Forma: 5/5 Ottima la presentazione dell'elaborato. Non ci sono abbreviazioni.

Grammatica: 10/10 Non ci sono particolari errori di grammatica. La sintassi è scorrevole, il lessico adeguato e particolare.

Punteggiatura: 9/10 Curata.

Errori di battitura: 3/3 Non presenti.

Stile:
10/10 Fluido, piacevole, accattivante.

Gradimento personale: 2/2 Mi è piaciuto tanto questo racconto! Complimenti davvero!

Totale: 39/40 Ottimo! Sei decisamente la vincitrice.


Secondo Posto

Titolo: il ricordo di te.
Traduzione titolo: -
Autore: boleyn`
Personaggi: una donna –senza nome-, un uomo -Henry-.
Racconto:
SPOILER (click to view)
Seduta qui, con la schiena contro un vecchio cartello stradale trivellato di pallottole, penso a lui. Ti ricordi la prima volta che hai amato qualcuno? Mi aveva chiesto una volta e io, come una bambina obbediente, di fronte al padre che adora, gli avevo risposto che sì, lo ricordavo, perché si trattava di lui.
Incredibile come non riesca a levarmelo dalla mente nonostante io mi trovi qui, in questo piccolo pezzo di paradiso suburbano, che esula completamente dalla sua persona, dove lui non è mai stato, non insieme a me, almeno.
Quel colore torna a colpirmi, improvvisamente. Chiudo gli occhi, la testa tra le mani, sperando che la sigaretta che tengo tra le dita non mi dia fuoco ai capelli, mentre quel chiarore, quel bianco accecante che mi tormenta dall’adolescenza, mi annebbia la vista ancora una volta.
E pensare che sono stata così sciocca da credere che qui lui non sarebbe riuscito a raggiungermi; tutto dovrebbe riportarmi alla mente altre ere, altre realtà, il grigio del cemento che mi scorre sotto i piedi, a ricordo di tutte le ginocchia sbucciate che hanno caratterizzato la mia infanzia, quando nulla poteva turbarmi, il campo di grano, davanti a me, con la sua distesa d’oro più preziosa di qualunque gioiello, che una volta, per gioco, attraversai correndo, quando le prime delusioni già iniziavano a macchiarmi l’anima. Eppure, tutto ciò che riesco a vedere intorno a me, tutti i colori sbiaditi dal tempo, quel pallido ricordo della mia infanzia, quando ancora quel bianco accecante, tanto consistente da poter essere toccato, strappato, contorto non era entrato nella mia vita, non valgono il cielo, benevolo, oggi, sopra di me.
Quel cielo vivo solo per attraversare il tramonto, ricco come la tavolozza di un pittore, che ha in sé tutti i colori del mondo, dall’arancio, nostalgico, romantico, che bagna la terra con le sue tinte, al viola, ferreo, distaccato, che dilaga nel blu della notte, dove le stelle già brillano, senza curarsi di me.
Finalmente sto per perdermi nella bellezza della natura e dei colori che mi offre, quando quel maledetto colore torna ad infettarmi gli occhi, lo sento sulla mia pelle, nel mio corpo e in ciò che sono, senza che io possa farci nulla.
Non sarei dovuta tornare, non qui, non di nuovo.
«ciao».
Sono così concentrata sui miei pensieri da escludere ogni altro rumore, da non sentire lui che si avvicina e si siede al mio fianco, sul bordo dell’aiuola ancora rovente. Avrei dovuto immaginarlo, in effetti, la notizia del mio ritorno a casa doveva aver già fatto il giro di tutto il quartiere, forse sapeva anche che quel vestito, di quel bianco che mi stava facendo tremare le mani, era ancora sul mio letto, dove l’avevo lasciato un miliardo di anni fa.
«sapevo che prima o poi saresti venuto a cercarmi, era solo questione di tempo»
«devo dunque dedurne che mi stavi aspettando? In effetti è stato piuttosto semplice trovarti, mi parlavi sempre di questo posto»
Lo stavo davvero aspettando? Non avrei saputo dirlo. Conoscevo posti, nel quartiere, in cui non sarebbe mai stato in grado di trovarmi, eppure avevo deciso di andare a sedermi lì, in quel luogo, che aveva significato tanto per me, e per ciò che ero diventata.
Per un attimo penso che sarebbe il caso di voltarmi per guardarlo in volto, sento la sua presenza al mio fianco, cambiata, ormai dovrà avere le fattezze di un vero uomo, ma so che i suoi occhi saranno rimasti sempre gli stessi, due pozzi verdi in cui potrei solo perdermi, ancora una volta.
«forse, nonostante tutto, in questi anni mi sei mancato, terribilmente mancato, anche se non posso dire che oggi mi andasse di essere trovata».
D’un tratto mi sembrava di non riuscire più a comunicare con lui, provavo a capirlo, e a capire me stessa, invece, mi ritrovavo davanti quel colore, quel bianco che non sapeva di nulla.
«sai, sono passato da casa tua prima di venire qui, non credevo di vedere ancora quel vestito sul letto, lo pensavo in un cassonetto della spazzatura già da qualche anno»
Diamine, diamine, diamine. Avrei dovuto saperlo che si sarebbe arrampicato su per la scala antincendio fuori dalla mia finestra prima di cercarmi in questo posto dimenticato da Dio. Quello stupido abito d’un bianco quasi accecante, avrei dovuto toglierlo di mezzo, invece di fare la nostalgica a tutti i costi, e voler ricordare cosa ho perso, e cosa ho guadagnato.
«non me la sentivo di buttarlo via, sai com’è, in fondo rimane sempre un pezzo di noi, di quello che siamo stati»
«il bianco è sempre stato un colore perfetto su di te, ricordo che eclissavi tutte le altre quando…»
«Henry, ti prego, non farlo»
«fare che cosa? Che cosa starei facendo secondo te? Ricordo semplicemente i vecchi tempi, pensavo ti avrebbe fatto piacere».
Quasi scoppio a ridere pensando che, dopotutto, Henry è per me lo stesso di sempre, non mi serve voltarmi a guardarlo per capire cosa gli passa per la testa, posso benissimo immaginarlo gesticolare come è da sempre suo solito, agitando le mani per aria e scrollando le spalle tanto da apparire una gigantesca scimmia arrabbiata.
Il bianco era ancora lì, così dovetti ridestarmi.
«beh invece ti sbagliavi, è inutile riportare a galla un qualcosa che non può essere riparato, ci facciamo del male e basta così, possibile che tu non riesca a capirlo? »
Lui scatta improvvisamente in piedi e io abbasso il capo con tanta violenza da farmi quasi del male, così, per la prima volta dopo anni, posso osservare la sua ombra, ormai sbiadita, muoversi avanti e indietro, furibonda.
«e allora vuoi spiegarmi come mai sei tornata? Andiamo, so che sei sempre la stessa di una volta, solo…solo il tuo involucro è cambiato, i vestiti sono diversi, le scarpe sono diverse, il tuo lavoro è diverso, ma so che dentro sei sempre la stessa, so che sei ancora quella con cui dividevo i biscotti, quella a cui ho dato il mio primo bacio, quella a cui ho fatto una proposta, sin troppo tempo fa, capisco che tu adesso ti sia abituata ad un altro tipo di vita, ma con me non staresti male, affatto, e lo sai anche tu»
Eccome se li ricordo quei tempi, anche se, più di tutto, ricordo il vestito, tanto simile ad una meringa, che ancora mi tormentava, con quel bianco, candido, puro, che mi sbatte in faccia tutti i miei sbagli, tutto il male che gli ho fatto quando gli ho spezzato il cuore, scelsi la via della paura e scappai via, verso quella che è adesso la mia vita
«forse dovremmo mettere ben in chiaro il fatto che non sono tornata per te, mi dispiace se è questa l’idea che ti sei fatto ma è completamente errata, mi mancava la mia famiglia, tutto qui»
«una volta ero io la tua famiglia».
Che dirgli? Sì, ero tornata per lui, ero tornata per vedermi di nuovo quell’abito bianco addosso, per sentirlo sulla pelle, eppure non ce la faccio a dirglielo, e sconvolgere il mio mondo ancora una volta. È stato tutto un errore, solo uno stupido errore, magari non lo amo neanche più.
«lasciami sola, Henry» gli dico, pensando alla felicità assoluta che provavo con quell’abito addosso «non voglio distruggere né me né te questo pomeriggio, non ce la farei»
Vedo la sua ombra allontanarsi, quel suo passo pesante, da sportivo, sempre più debole sino quasi a spegnersi del tutto
«sai» grida, ormai in fondo alla strada «pensavo fossimo inevitabili, tu ed io»
Faccio l’errore di voltarmi a guardarlo, non me ne pento. Vedo tutto bianco intorno a me, e poi i suoi occhi. Diamine, lo guardo negli occhi.


TerzoPosto

Titolo: Fogli bianchi
Traduzione titolo: //
Autore: dada91
Personaggi: una piccola aspirante scrittrice
Racconto:
SPOILER (click to view)
A volte si siede alla scrivania e prende la penna e il suo quaderno dalle pagine bianche, convinta che quella volta andrà meglio, che riuscirà davvero a scrivere qualcosa di unico, inimmaginabile, perfetto. Ha sempre sognato essere una scrittrice, anche quando ancora non lo aveva capito, quando andava alle elementari e scriveva temi prolissi e così complessi per una bambina della sua età, che tutte le maestre le facevano i complimenti. Tante volte ha provato a fare di più, a trovare un argomento, una traccia da seguire. L’ha cercata ovunque: nella fantasia, come nella realtà. Persino nei sogni, tanto da svegliarsi una mattina e sforzarsi con tutta se stessa di fissare alcune immagini nella memoria, per poi poterle narrare su un foglio. Eppure, ancora oggi non sa come fare. Sa ciò che lo vuole, certo, e sa anche perché lo vuole. Una delle cose che più desidera al mondo è vedere le vetrine delle libreria stracolme di copie di un suo romanzo, e colonne di questo all’interno. Che tutti sappiano chi è, e che la sua scrittura piaccia. Che i bambini sognino attraverso le parole da lei scritte, e gli adulti si riscoprano bambini per poterlo fare. È ambiziosa, sì, ma non è solo per desiderio di fama che scrive, men che meno per soldi. Il sogno, quello vero, quello irraggiungibile chiuso da sempre in un cassetto, non prevede solo di essere stata in grado di creare emozioni, ma di far sì che questa vivano il più a lungo possibile, e vivere in loro. Ciò che vuole così disperatamente da starci male, è vedere quel libro in una libreria ancora dopo dieci, cento, mille anni, affinché qualcosa di lei rimanga dopo la morte, affinché la sua non sia solo la storia di una tra miliardi di persone, che si perdono nel tempo. Non le interessa davvero che poveri studenti debbano passare ore chini su un suo passo, ma che quegli studenti vedano in lei una persona simile a loro e la ricordino per questo. Ciò che lei vuole realmente è diventare immortale. E nell’insicurezza e ingenuità dei suoi diciassette anni, l’unico modo in cui sa di poterci provare, l’unico che le sembra adatto a lei è la scrittura. Eppure finora sono solo delusioni, finora per ogni tre parole scritte, due ne vengono cancellate, e nascono dubbi atroci seppur vani sulla forma e il contenuto, e la paura di non riuscire a dire nulla, di non parlare a nessun cuore. È angosciante, è difficile, ma sopra ogni cosa è il suo sogno ossimorico, che la affascina quando sente l’emozione crescere nell’anima, pronta per essere trasmessa ad una pagina bianca, e la rattrista quando ogni ispirazione svanisce non appena posa delicatamente sul foglio la punta della penna, improvvisamente diventata un pugnale che trafigge a morte ogni idea. Pagine e pagine bianche e nere d’inchiostro sono sepolte sul fondo di un cassetto, ma lei non può smettere, non può e non vuole rinunciare al suo sogno. Forse rimarrà sempre e solo un desiderio, bello proprio perché irrealizzabile, o forse prima o poi nere lacrime d’inchiostro macchieranno quei fogli bianchi, rendendoli meno puri e più vivi. Sono molte le domande e poche le risposte, ma le pagine bianche del quaderno sembrano sfidarla a tentare ancora una volta, e lei accetta volentieri, con un sorriso dolceamaro sulla labbra.



Edited by Mitsuki19 - 9/7/2009, 17:40
 
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view post Posted on 9/7/2009, 17:35
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! शान्ति ॐ

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Sunset
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Oh, mio dio.
OH, MIO DIO °__°!
Ma ma ma... ma complimenti al secondo e al terzo posto, sono bellissimi entrambi i racconti ;__;
E' la prima volta che partecipo ad un contest, e di conseguenza anche la prima volta che vinco, quindi non so che fare =w= Perdonate la mia mancanza e... boh? Grazie çç
 
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fearless'
view post Posted on 9/7/2009, 19:27




Lellaaaaaaa *corre di quà e di là* xD
Hai vinto!<3
Il tuo racconto è davvero stupendo, una delle cose migliori che abbia mai letto, mi ha davvero colpito **
Te lo sei davvero meritato il primo posto ùù
Uao, anche gli altri due racconti sono fantastici *o*
Davvero complimenti ragazze! ;D
 
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• Marèè;;
view post Posted on 10/7/2009, 07:52




Complimentissimi ragazze ;D
 
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dada91
view post Posted on 11/7/2009, 15:04




Grazie mille non me l'aspettavo! E complimenti anche al primo e secondo posto. Brave!!
 
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~ Poo
view post Posted on 19/7/2009, 13:41




la prima è veramente stupenda.
Ci credi che nelle frasi finalòi sei riuscita a dire esattamente che ho detto io? xD Mi hai fatto ricordare il colore dei suoi occhi, ed è stato bellissimo.
Meritatissimo il primo posto.
 
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boleyn`
view post Posted on 24/7/2009, 08:08




scusate se rispondo adesso ma tra problemi di connessione e vacanze sono riuscita ad entrare solo adesso, grazie per il secondo posto, ho letto gli altri due racconti, sono stupendi!
 
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sìlence´
view post Posted on 24/7/2009, 13:55




e Val ci da subito i puntiii *riot
potente x°
 
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7 replies since 9/7/2009, 16:08   310 views
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